Cos’è la SERP di Google: significato e definizione

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Ecco cos’è la SERP significato, definizione e funzionamento

Quando digiti una parola o una frase su Google e premi invio, quello che appare sullo schermo è molto più di una semplice lista di link. È la SERP, una delle protagoniste invisibili ma decisive del web, fondamentale per chiunque voglia ottenere visibilità online. In questo approfondimento vedremo cos’è davvero la SERP, cosa significa, come si struttura e perché ogni professionista del digital marketing dovrebbe conoscerla a fondo.

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SERP: significato e definizione

Nel vasto lessico del digital marketing, SERP è uno degli acronimi che vale la pena conoscere. Sta per Search Engine Results Page, ovvero la pagina dei risultati che un motore di ricerca restituisce dopo una qualsiasi interrogazione. A prima vista può sembrare una semplice schermata di link blu, ma dietro quella lista si nascondono logiche complesse, aggiornamenti continui e strategie di posizionamento che possono fare la differenza tra restare invisibili e farsi trovare.

Comprendere come funziona la SERP, significato a parte, è altrettanto essenziale, sia per chi cura un blog personale sia per chi gestisce la comunicazione online di aziende e brand. Oggi infatti essere presenti sui motori di ricerca non basta: serve capire quali contenuti premia un motore di ricerca, come sono organizzati i risultati e quali opportunità si nascondono tra snippet, annunci e contenuti suggeriti.

La SERP nei motori di ricerca

Partiamo da un dato di fatto: è Google a dominare la scena dei motori di ricerca, dal momento che gestisce oltre il 90% delle ricerche mondiali. Questo perché le sue SERP sono ricche e articolate, con link organici, annunci sponsorizzati, box informativi, mappe, immagini, video e snippet in evidenza.

Detto ciò, non è certo l’unico motore di ricerca. E anzi, ogni motore di ricerca organizza le proprie pagine di risultati in modo leggermente diverso. Bing, ad esempio, il motore di ricerca di Microsoft, segue a distanza con una quota attorno al 3%. Offre risultati simili a Google, ma con una maggiore integrazione dei servizi Microsoft e un’attenzione particolare ai contenuti multimediali.

Altri motori di ricerca come DuckDuckGo e Yahoo! hanno una presenza più ridotta, con SERP che rispettano caratteristiche specifiche: DuckDuckGo punta sulla privacy e propone risultati senza personalizzazioni pubblicitarie, mentre Yahoo! utilizza il motore di Bing integrando notizie e servizi.

Infine, Yandex e Baidu coprono i mercati russo e cinese, offrendo risultati localizzati e pensati per quei contesti linguistici e culturali. Tuttavia, per chi lavora nel digital marketing europeo o internazionale, l’attenzione resta concentrata su Google — e, in misura minore, su Bing.

Ma per capirne il funzionamento, cerchiamo di capire come funziona nello specifico la SERP di Google.

Cos’è la SERP di Google e come funziona

La SERP di Google sta a indicare nello specifico la pagina dei risultati del più famoso motore di ricerca. Articoli di blog, immagini, video: quella pagina con i risultati multimediali e ipertestuali che vediamo uscire come risultato alla nostra domanda da utente, quella è la SERP.

Per essere più precisi, il termine tecnico per indicare ciò che l’utente digita è query, mentre i risultati che compaiono dopo aver premuto invio compongono una SERP. Ed è qui che le cose si fanno interessanti: perché queste pagine non contengono solo link a siti web, ma una varietà di contenuti diversi.

Tra i risultati visibili in una SERP si possono trovare:

  • Link a homepage e articoli
  • Immagini e video
  • Mappe geolocalizzate
  • Annunci sponsorizzati
  • Featured snippet, ovvero quei riquadri evidenziati che rispondono direttamente a una domanda
  • Domande correlate suggerite da Google
  • Box di prodotti con immagini, prezzi e link diretti all’acquisto

Per capire come funziona davvero una SERP, basta fare qualche ricerca su Google e osservare i risultati. Se si cercano, ad esempio, prodotti come “maglietta bianca”, la pagina mostrerà una combinazione di immagini, schede prodotto, annunci sponsorizzati e link a negozi online. Se invece si inserisce una domanda come “come stirare una camicia”, i risultati saranno soprattutto guide pratiche, articoli esplicativi e video tutorial.

Questo accade perché Google seleziona i contenuti da mostrare in base a ciò che ritiene essere l’intenzione di chi effettua la ricerca. Se l’utente cerca informazioni, riceverà risposte dettagliate; se invece vuole acquistare o confrontare prodotti, troverà offerte e vetrine commerciali. E capiamo bene che per chi lavora nel digital marketing tutto questo meccanismo oscuro e sottostante è fondamentale.

Tipologie di risultati nella SERP

Oltre ai classici link blu e agli annunci sponsorizzati, Google arricchisce la SERP con elementi avanzati che attirano immediatamente l’attenzione degli utenti. Ecco i principali “risultati speciali” che puoi trovare in SERP.

Featured snippet

I Featured snippet sono riquadri in evidenza, posizionati sopra il primo risultato organico, che offrono una risposta sintetica e diretta a una domanda specifica. Possono contenere testo, elenchi puntati, tabelle o brevi definizioni, e sono preziosissimi per ottenere visibilità extra senza bisogno di arrivare al primo posto organico.

Knowledge panel

Il Knowledge panel è invece una scheda informativa che appare nella colonna laterale (su desktop) o in cima alla SERP (su mobile), quando la ricerca riguarda personaggi pubblici, aziende, luoghi o argomenti molto noti. Fornisce dati strutturati e affidabili, come biografie, recapiti o descrizioni ufficiali, spesso prelevati da fonti autorevoli come Wikipedia o schede aziendali verificate.

Altri risultati speciali

A questi si aggiungono altri elementi speciali come i caroselli di video, i box di notizie recenti, le domande correlate e i box di prodotti per le ricerche commerciali. Tutti questi formati servono a rispondere meglio alle intenzioni di ricerca e offrono ulteriori spazi di visibilità per chi sa ottimizzare i propri contenuti in modo strategico.

A cosa serve quindi la SERP Google?

Per capirlo basta un esempio. Se cerchi su Google una “cosa vedere a Matera”, ti verrà restituita una pagina con diverse proposte. Ma chi davvero si mette a sfogliare tutte le pagine successive? Praticamente nessuno. I numeri lo confermano: circa il 78% degli utenti si ferma ai risultati della prima pagina, e più della metà clicca sul primo link organico disponibile.

Questo significa che il posizionamento nella SERP incide direttamente sulla visibilità di un contenuto o di un sito web. Passare dalla sesta posizione alla seconda può significare un incremento importante di traffico, mentre arrivare in cima alla pagina può fare davvero la differenza per il successo di un progetto online. È per questo che conoscere le dinamiche della SERP e saperle gestire a proprio favore è indispensabile per chiunque voglia ottenere risultati concreti sul web. E per questo, quando facciamo ottimizzazione SEO per i nostri clienti, ci lavoriamo sinergicamente per far “salire” la sua attività nel posizionamento in SERP.

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Aspetta… che cosa s’intende per posizionamento SERP?

Il posizionamento nella SERP indica la posizione occupata da una pagina web all’interno dei risultati di ricerca per una determinata query. Più in alto si trova un contenuto, maggiore sarà la sua visibilità e, di conseguenza, la probabilità che venga cliccato dagli utenti. È un aspetto cruciale per qualsiasi strategia digitale: apparire tra i primi risultati significa intercettare gran parte del traffico, mentre scendere di qualche posizione può ridurre drasticamente le visite.

Essere presenti su Google, infatti, non significa automaticamente essere visibili. Quando una pagina viene indicizzata, entra nell’archivio del motore di ricerca ed è tecnicamente disponibile tra i risultati. Ma il vero obiettivo è il posizionamento: ovvero la posizione concreta che quella pagina occupa nella SERP quando un utente effettua una ricerca specifica. Ed è proprio qui che si gioca la partita della visibilità online. Solo i contenuti che riescono a posizionarsi bene — idealmente nelle prime posizioni — riescono a generare traffico qualitativo.

In sintesi: essere online è il primo passo, essere trovati è tutta un’altra storia.

Come google sceglie i risultati da mostrare in SERP

Quando un utente digita una query, Google analizza miliardi di pagine in frazioni di secondo e seleziona i contenuti più pertinenti. Il motore di ricerca valuta centinaia di fattori: dalla qualità del contenuto alla struttura tecnica della pagina, passando per l’autorevolezza del sito e la presenza di parole chiave strategiche. L’obiettivo è restituire risultati affidabili e utili per l’utente. Ecco perché è fondamentale conoscere i criteri che influenzano il ranking.

Come migliorare il posizionamento in Serp?

Il posizionamento dipende da numerosi fattori, tra cui la qualità dei contenuti, la pertinenza rispetto alla ricerca, la struttura del sito e l’autorevolezza del dominio. Per questo motivo, chi lavora con il web deve non solo creare contenuti validi, ma anche ottimizzarli per soddisfare i criteri dei motori di ricerca e rispondere al meglio alle esigenze degli utenti.

Essere tra i primi risultati organici su Google non è questione di fortuna: è il risultato di un lavoro mirato. Scalare la SERP significa intercettare le ricerche giuste, offrire risposte pertinenti e costruire contenuti solidi, ben strutturati e ottimizzati. Occorre comprendere le reali intenzioni degli utenti, utilizzare con intelligenza le parole chiave, formattare in modo efficace titoli e paragrafi, e sfruttare al meglio gli elementi SEO come tag HTML, meta description e link interni.

Google offre alcune opportunità di visibilità extra oltre ai classici link organici, utili anche per chi propone servizi online o locali. Tra questi, i Rich Snippet permettono di mostrare informazioni aggiuntive come recensioni, prezzi o orari direttamente sotto il titolo del risultato, mentre il Local Pack posiziona le attività geolocalizzate con mappa, contatti e recensioni in evidenza. Se produci contenuti informativi legati ai tuoi servizi, puoi puntare anche ai Featured Snippet o alle domande correlate, spazi che aumentano la visibilità e la possibilità di intercettare utenti prima dei competitor. Ottimizzare questi elementi richiede l’uso di dati strutturati, una scheda Google Business completa e contenuti ben formattati e rilevanti per le query di ricerca.

Insomma, il posizionamento non si improvvisa: si costruisce con metodo e competenze. Per questo nasce il corso base di SEO copywriting, pensato per chi vuole migliorare concretamente la visibilità dei propri contenuti. Un percorso formativo online, pratico e accessibile, che accompagna passo dopo passo sia i principianti sia chi desidera rendere più strategica la propria scrittura. Scopri il programma completo e inizia anche tu a portare i tuoi testi in prima pagina. E per darti un assaggio, ecco qui i nostri ultimi consigli!

Gli errori da evitare per un posizionarsi in SERP

Non interpretare l’intento di ricerca

Non tutte le ricerche hanno lo stesso obiettivo. Prima di ottimizzare una pagina, è fondamentale capire cosa cerca davvero l’utente quando digita una determinata query. Google oggi non restituisce più solo risultati basati sulle parole chiave inserite, ma interpreta l’intenzione dietro alla ricerca: vuole informarsi? Comprare qualcosa? Trovare un servizio vicino? Le SERP cambiano a seconda di questo intento. Per posizionarsi bene, è importante studiare i risultati già presenti per quella query e produrre contenuti adatti a soddisfare quell’esigenza specifica, che sia una guida passo passo, una scheda prodotto o una pagina di contatto.

Google distingue infatti le query in base all’intento di ricerca: informativo, navigazionale, commerciale o transazionale. Capire cosa si aspetta l’utente permette di creare contenuti più mirati e aumentare le possibilità di apparire in alto in SERP. Se un utente cerca “migliori scarpe da trekking”, vuole confrontare opzioni; se cerca “acquista scarpe da trekking online”, è pronto a comprare. Riconoscere questa differenza cambia il modo di strutturare i contenuti.

Puntare solo sulle parole chiave

Molti si concentrano solo sull’inserimento delle keyword, dimenticando che ciò che Google premia davvero è la qualità e l’utilità dei contenuti per l’utente. Se un testo non risponde bene alla domanda o non approfondisce l’argomento, difficilmente conquisterà le prime posizioni.

Cadere nel keyword stuffing

Riempire un testo di parole chiave ripetute forzatamente non solo rende il contenuto sgradevole da leggere, ma viene riconosciuto da Google come pratica artificiale e penalizzante. Meglio puntare su sinonimi, varianti e frasi naturali.

Ignorare l’ottimizzazione per mobile

Oggi oltre il 60% delle ricerche avviene da smartphone. Se il tuo sito non è responsive o offre una pessima esperienza mobile, Google tenderà a penalizzarlo, privilegiando chi ha pagine veloci, leggibili e facilmente navigabili da ogni dispositivo.

Trascurare la velocità di caricamento di un sito

Un sito lento non piace né agli utenti né ai motori di ricerca. Un caricamento troppo lungo aumenta il tasso di abbandono e compromette il posizionamento. È fondamentale alleggerire immagini, ottimizzare codice e usare strumenti di caching.

PUBBLICARE CONTENUTI IDENTICI

Produrre pagine con testi identici o molto simili tra loro confonde Google e disperde l’autorità del sito. Ogni contenuto dovrebbe essere originale, pensato per uno scopo specifico e per una query ben definita.


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